Maccheroni con broccoli romaneschi

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Deliziamoci con questi maccheroni con i broccoli romaneschi, un’altra delle nostre proposte con questo ortaggio così versatile e gustoso.

pasta e broccoli2

Questo è un primo piatto del quale sono veramente innamorata. Lo mangiai la prima volta oltre trent’anni fa in una trattoria tipica della capitale a via della Conciliazione e da allora è entrato a far parte della mia cucina. Preparato in tutta la sua semplicità con il broccolo nostrano, verde e pizzuto, ripassato “ajo, ojo e peperoncino”, è una vera leccornia!

Eccovi la ricetta:

400 g di maccheroni o rigatoni – 300 g di broccoli romaneschi – 6 cucchiai di olio extravergine di oliva – 1 spicchio di aglio – 1 piccolo peperoncino – 4 cucchiai di parmigiano reggiano sale q.b.
Ingredienti per 4 persone

 

broccoli

 

Per prima cosa lessiamo i broccoli, scoliamoli con un ramaiolo bucato e nella stessa acqua mettiamo a lessare i maccheroni. Nel frattempo ripassiamo i broccoli in un trito di aglio, olio e peperoncino. A cottura al dente della pasta ripassiamola insieme al condimento aggiungendo un po’ di acqua di cottura. Far mantecare bene e servire con abbondante parmigiano grattugiato.
Preparazione

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Una delizia! Provare per credere.

L'alternativa
Si può lessare la pasta insieme ai broccoli, aggiungendola naturalmente a tre quarti di cottura del broccolo. Poi scolare tutto assieme e ripassare aglio olio e peperoncino. Ma io preferisco la versione che vi ho proposto perché secondo me il broccolo si insaporisce meglio.

Le proprietà antitumorali della famiglia delle crucifere, alla quale appartengono anche i broccoli, sono oramai note. Numerosi studi hanno dimostrato che chi ne consuma almeno cinque porzioni alla settimana riduce del 50% la possibilità di sviluppare un tumore, soprattutto quelli che riguardano la sfera femminile. Questo grazie alla presenza della vitamina B e dei glucosalinati. Motivo in più per portarli in tavola sempre più spesso!

BROCCOLI ROMANESCHI COTTI A CRUDO

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I broccoli romaneschi cotti a crudo, ricetta tipica, fanno parte dei piatti di verdure di cui la cucina romanesca “popolare” è ricca. Le verdure infatti, non solo accompagnano pietanze vigorose e saporite, ma, condite con un buon olio extra vergine, strascinate in padella con aglio e peperoncino o arricchite di ripieni piccanti, sono ricche di gusto e protagoniste della cucina romanesca. Il broccolo non solo è molto buono, ha anche grandi virtù salutari, caratteristica comune in  tutte le numerose varietà di cavoli. Non a caso Plinio il Vecchio affermava che grazie ai cavoli i Romani avevano evitato per secoli le cure degli odiati medici greci.”

la ricetta dei broccoli romaneschi cotti a crudo

Per questo piatto è indispensabile il broccolo romanesco. Colore verde intenso, brillante e uniforme, forma piramidale, cimette disposte a spirale; foglie di un bel verde cupo. Servono pochi ingredienti, l’olio che deve essere un extra vergine di oliva, ad esempio olio sabino di itrana; l’aglio e il vino, dei Castelli romani possibilmente. Qui troverete informazioni e curiosità su questo splendido ortaggio.

1 broccolo romano
1 bicchiere di vino bianco secco
2 spicchi di aglio
olio extra vergine di oliva
q.b. di sale e pepe

Ingredienti per 4 persone

broccoli romaneschi cotti a crudo
Per preparare i broccoli romaneschi cotti a crudo, prendere un  broccolo romano fresco,  sodo e privo di macchie, con le foglie esterne verdi, turgide e aderenti. Staccare le foglie ed eliminare quelle dure. Tagliare le infiorescenze alla base con un coltello affilato per non romperle  e inciderne il gambo. Dividere in due parti per tutta la lunghezza i gambi delle foglie grandi e lasciare intere quelle piccole. Lavare bene sotto l’acqua corrente e poi  mettere in acqua fredda il broccolo così “capato” (pulito).

In una padella versare un po’ di olio e far soffriggere leggermente due spicchi di aglio schiacciati. Quando l’aglio comincia a rosolare, prende un bel colore biondo e sprigiona tutto il suo aroma, unire le foglie e farle appassire; aggiungere le cimette del broccolo, salare, pepare e mescolare. Far insaporire e poi bagnare con un bicchiere di vino bianco secco, coprire e continuare la cottura a fuoco lento. Se il fondo asciuga, aggiungere ancora un po’ di vino, ma solo fino a metà cottura. Mescolare di tanto in tanto con delicatezza affinchè le cimette rimangano intatte. Come ci ricorda Giuliano Malizia: “la mansione del coperchio è importante, tanto è vero che i broccoli vengono detti anche “affogati”.
Quando i broccoli sono ben asciutti e insaporiti sono pronti. Servirli caldi.

Nociata Sabina

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La nociata è un tipico dolce natalizio del Lazio e dell’Umbria. Vi sono varie versioni dalle quali attingere. Io ho scelto quella semplice, che si prepara nella Sabina: solo 2 ingredienti, il miele e le noci che una volta sposati insieme vanno a riposare tra due foglie di alloro per raccoglierne tutto il profumo che riesce a sprigionare. Per questo motivo si consiglia di prepararla con qualche giorno d’anticipo, proprio per farne assorbire l’aroma.

 

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Per tradizione la notte della Befana si usa uno scambio di regali: lei lascia qualcosa a noi nella calzetta appesa al camino, o sotto la cappa e noi lasciamo a lei un dolcetto… e un bicchierino. 

E così la nociata l’ho preparata per lei… la gradisce sempre!

 

noci

 

400 g di miele millefiori

600 g di noci

foglie di alloro fresche qb

Ingredienti per circa 30 rombi di nociata

 

miele

 

Preparazione

Lavare le foglie di alloro e asciugarle.

Pestare le noci al mortaio.

In un tegame mettere a cuocere il miele fino a che acquista una colorazione dorato/rossastra. Aggiungere le noci e continuare la cottura ancora per qualche minuto.

Bagnare un tagliere con l’acqua fredda (se avete una tavola di marmo, è ancora meglio) e farci scivolare sopra la nociata. Con una spatola bagnata livellare a circa mezzo centimetro. Prima che si freddi del tutto tagliare a rombi. Una volta freddo trasferire ogni rombo tra due foglie di alloro e lasciare qualche giorno ad aromatizzare. 

nociata sabina

 

La befana vien di notte

Con le scarpe tutte rotte

Il vestito alla ciociara

Viva viva la befana!

 

La befana nella tradizione popolare
La Befana trae origine dalla trasformazione dei culti pagani precristiani fino a diventare nei secoli un personaggio saldamente legato alla tradizione popolare. Il nome potrebbe derivare dalla storpiatura del nome Epiphania. Fino alla fine dell’800 la festività veniva chiamata Pasqua Epifanìa perché fino a quel periodo a Roma si usava far precedere il termine “Pasqua” al nome delle feste di precetto. E poi diventò Pasqua Befanìa. La leggenda narra che la notte tra il 5 e il 6 gennaio i Re Magi si fermarono alla casa di una vecchietta per chiedere informazioni per raggiungere Betlemme. Invitarono anche lei ad andare a trovare Gesù Bambino. Ma ella si rifiutò. Pentitasi di non essere andata a omaggiare Gesù Bambino, ogni anno nella stessa notte si reca alla casa di tutti i bambini per portare a loro un dono. La tradizione invece ci riporta che la notte tra il 5 e il 6 gennaio i tre magi si recarono a Betlemme guidati da una stella cometa, per far visita Gesù Bambino, portando con loro i doni: oro incenso e mirra. Per emulazione, la tradizione romana tramanda che quella stessa notte una strega a cavallo di una scopa entri nelle case per riempire di doni le calze che i bambini hanno lasciato attaccate al camino e si fermi a ristorarsi con un dolcetto e una bevanda che si sono lasciati per lei. La Befana viene rappresentata come una vecchia strega dal naso adunco, vestita di cenci e a cavallo di una scopa. Appare solo dopo mezzanotte e in realtà non viene rappresentata come una strega cattiva, perché porta i doni. Anche se punisce chi è stato monello… con il carbone… che tanto è sempre un dolcetto! Buona Befana a tutti. E non dimenticate di lasciare un dolcetto, un vinello leggero e una luce accesa!

 

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Celebre illustrazione di Bartolomeo Pinelli, in cui la befana è collocata tra le bancarelle a Piazza Navona che vendono dolcetti tipici nel periodo delle festività natalizie.